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Varietà:
Fatalii

 
Specie:
Capsicum chinense Jacq.

 
Origine:
Africa

Tipologia:
Tradizionali

Piccantezza:
Molto alta (600.000-700.000 SHU)

Frutto:
Giallo

Cromosomi:
24

 

Frutto molto piccante con un aroma molto forte.

600.000-700.000 SHU

0 SHU 2.200.000 SHU

Semi disponibili presso l'Associazione Pepperfriends



Matilde Sarti 2017 - Le mie esperienze piccanti

FATALII

Da giorni quel frutto mi guardava dalla finestra. Giorni, o forse quasi due settimane da quando è diventato di un giallo così allegro da rendere impossibile non farsi strappare un sorriso.. eppure ogni volta lo facevo rimanere lì appeso.
È tanto che manco dal forum, non completamente ma non sono qui quanto vorrei.. questa estate si è rivelata dura ed alcuni eventi mi hanno travolto. Sono una buona ascoltatrice ma non parlo volentieri, e quando dentro nasce un po' di paura o si fa uscire o diventa sempre più grande e nera. È vitale cambiare colore.. è efficace, fra tutti, affidarsi al giallo.
Avevo bisogno di dimostrarmi che riesco ancora a perseguire le mie passioni, e "sentire" i peperoncini è una di quelle che mi dà più soddisfazioni. Il bellissimo Fatalii, attorcigliato come un cervello, mi ha parlato e mi ha detto un sacco di cose interessanti.. e oggi mi piace ancora di più.

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Per questo test ho improvvisato una stanza buia e isolata acusticamente per cercare di massimizzare olfatto e gusto.
Al taglio il Fatalii rivela un profumo delicatamente speziato di cannella, non ci sento il pepe come in altri peperoncini; è erbaceo quel tanto che basta ma rimane fresco, ricorda il basilico cannella. In coda l'aroma si fa zuccherino blando e fresco come di anguria; solo dopo un po' compare l'aroma di chinense, più caldo. Dopo un paio di minuti nel turbine di chinense compare un fruttato più intenso, di albicocca matura, con leggerissimo contrappunto leggermente erbaceo di fieno umido.
La punta ha un odore speziato ma subito dolce di anguria, forte, ricorda le pesche tabacchiere ibride, poco aromatiche e molto spinte sul dolce; ancora il sottofondo di cannella, molto piacevole, associato stavolta al melone bianco. Pur aspettando l'aroma non sembra evolversi ulteriormente. Passo quindi all'assaggio: subito piccante, intenso, amaro erbaceo da chinense. Un amaro particolare, molto salino, che lascia quasi subito spazio a un gusto che definirei umami, di buccia di pomodoro; la piccantezza è forte e avvolgente, intorpidisce la bocca pur non risultando fastidiosa. Il piccante rimane presto una sensazione di calore in bocca, insieme a un intorpidimento della lingua che mi ricorda il pepe di Szechuan, anche come leggera componente aromatica di sottofondo, piacevolmente agrumata, anche se delicata. A ciò si accompagna un netto gusto metallico nella saliva che trovo molto piacevole. Il sapore che resta sulle labbra all'inizio è inspiegabilmente dolciastro anziché amaro, poi si evolve come descritto in precedenza. La sensazione a livello di texture è quella di masticare la buccia delle mele, senza un riscontro nel sapore.
Il centro profuma di carosello, è delicato, non mi stupisce. Solo da ultimo avverto un po' di melone bianco e una leggera spezia calda in cui ritornano anche le note di fieno. Il sapore non risulta amaro, inizialmente è anzi piuttosto delicato, fresco, quasi di cetriolo buono; in chiusura il gusto si fa invece interessante, dolce (ma non zuccherino!) e avvolgente, quasi di panna, con un retrogusto che rimane erbaceo e fresco come i meloni bianchi poco maturi e la parte bianca del cocomero, creando un interessante e piacevole contrappunto. Buono il retrogusto dolciastro generalizzato in bocca, che oserei definire burroso.
Prendo la cima: l'aroma è ricco, goloso, prima sobriamente dolce di tabacchiere non mature, poi di albicocche, fino a diventare quasi eccessivamente zuccherino nella sua fruttosità, tanto da richiamarmi alla mente l'estatè alla pesca. Il gusto è un felice contrappunto all'aroma, inizialmente aspro-amaro per un attimo, poi amaro molto carico, caldo, avvolgente, che diventa presto erbaceo. Un amaro forte e di linfa, mi ricorda certe cicorie di campo raccolte dopo che hanno già fiorito. La piccantezza arriva in ritardo ma in maniera più forte che nel resto del frutto: è calda ma anche noiosa sulla punta della lingua, aumenta la salivazione e gli dona un leggero gusto metallico, quindi, prima di avere tempo di lamentarsi, si fa finalmente mansueto calore nella gola. In bocca rimane un calore intermittente, che segue il respiro a onde, accompagnato da un leggero intorpidimento che non infastidisce. Buon retrogusto in bocca, di panna, pepe e un po' di spezie. Una delle mie combinazioni preferite
È bello, è buono, è generoso. È forte e deciso ma mai violento, più di fatti e sapore che di parole e piccantezza senza gusto come si vede troppo spesso oggi. È così esotico e unico da risultare intrigante, ma allo stesso tempo così piacevole e riconoscibile da risultare confortante, come un vecchio amico che ti racconta dei suoi viaggi intorno al mondo e ti invita a partire con lui.
Che dire.. non perdete l'occasione!