Interessante selezione di Superhot indiano coltivato in Cina, resa ancora più affascinante dalla sua storia.
644.034-800.000 SHU
0 SHU 2.200.000 SHU
Semi disponibili presso l'Associazione Pepperfriends
Compilatore: Oban 2017
Capsicum chinense Jacq.
Shabu Shabu
Lo Shabu Shabu è una cultivar di Capsicum chinense di origine indiana, proveniente dalla Cina.
The Chinese Naga, è questo un altro modo per indicarlo, si narra infatti che si possa trattare di una selezione naturale del Naga Morich che partendo dal Nagaland, una regione dell'India, in un epoca non ben definita, abbia viaggiato attraverso la Birmania e sia arrivato in Cina, nel limite occidentale della Contea di Tengchong, differenziandosi leggermente dai grandi classici indiani.
Questo peperoncino non è coltivato al livello commerciale ma viene coltivato gli agricoltori locali come fonte aggiuntiva di reddito e questo giustificherebbe il fatto che sia stato sconosciuto fino a pochi anni fa.
Il nome invece prende ispirazione dal metodo tradizionale cinese con il quale i locali li cucinano, consiste nel tenere i peperoncini nelle bacchette e immergerli nella pentola bollente e spostarli con un movimento ondeggiante.
Lo Shabu Shabu infatti, in Giappone, è variante del un piatto tradizionale cinese, è proprio il fischiare della pentola durante la cottura, che ha dato alla pietanza il suo nome, shabu-shabu può infatti essere tradotto come fiuu-fiuu o swish-swish.
A tutti gli effetti si tratta di un SuperHot indiano, con aspetto, rugosità e aromi tipici di questo gruppo di peperoncini, la piccantezza è estrema, sebbene alcune misurazioni si fermino ad appena 644.034 SHU.
La specie ha un patrimonio genetico a 24 cromosomi e i semi a disposizione dell'Associazione Pepperfriends, replicati in purezza nella serra antiinsetto nel 2017, derivano proprio da semi estratti da frutti acquistati in Cina nel 2016, da un membro asiatico dell'Associazione Pepperfriends di nome Li (WILDS):
La pianta adulta è imponente ed elegante, estremamente ordinata fino a quando non emette polloni alla base del fusto, è alta almeno 1 metro e larga 40-60 cm.
Le foglie sono spesse, di colore verde scuro, di forma ovale con apice pronunciato.
I fiori sono multipli per nodo, non più di due o tre per nodo ed infatti è difficile vedere più di un paio di frutti per internodo.
Gli stami sono di colore bianco, le antere sono di colore violaceo o celeste, pistillo ed ovario rispettivamente di colore bianco e verde, lo stigma è giallo.
La dimensione dei frutti è di circa 6-8 cm di lunghezza e 2-3 cm di larghezza.
Il frutto è pendulo, abbastanza affusolato con la tipica forma a cuneo, l'aspetto del frutto è lucido nonostante l'esocarpo sia notevolmente rugoso, con le tipiche e pronunciate escrescenze acuminate, presenti in molti SuperHot indiani.
Il tessuto placentare, di colore arancio, è ben rappresentato ma non riveste completamente l'endocarpo, la piccantezza comunque estrema, ma leggermente inferiore ai grandi classici indiani.
Il frutto appena allegato è di colore verde e matura partendo dalla base del frutto fino all'apice, iniziando dall'arancio e virando di colore sul rosso scarlatto.
La piccantezza è estrema, immediata e persistente, la fase piccante si esplica nel giro di pochi minuti.
Il profumo è fresco e fruttato, tipico dei Capsicum chinense di origine indiana, ma con note più labili di pesca e di agrumi, e note dolci più marcate, di frutta di bosco, di mirtillo e ribes.
La varietà è abbastanza produttiva, la pianta molto vigorosa e bella, il consumo dei frutti freschi non è mai così semplice, per via della piccantezza estrema.
Molto indicato per l'essiccazione dei frutti, mai senza l'ausilio di un essiccatore elettrico e conservati a fiocchi o polverizzati per dosare meglio il grado di piccantezza di piatti.
Questa cultivar, a prescindere dall'affascinante storia che l'ha portata alle nostre attenzioni, è senza dubbio da annoverare tra le piante da coltivare ben più di una volta nella vita.